Il maestro allenatore

Sono Capitano e coach di squadre del Circolo da molti anni e ricordare che il primo titolo regionale, seguito dai Campionati Italiani, l’abbiamo vinto con gli Under 12 di Andrea Centonze classe 1973 è emozionante. Da allora abbiamo conquistato tanti titoli regionali sia giovanili che over maschili e femminili, conseguendo buoni risultati anche nei rispettivi Campionati Italiani con semifinali, quarti e una Final Four della Serie C femminile. Prima che Tecnico Nazionale della FITP (qualifica che abilita a preparare atleti per i Tornei Internazionali, le Olimpiadi, la Coppa Davis, la Federation Cup e a dirigere Scuole Tennis), Preparatore Fisico, Maestro di tennis della SAT ed Istruttore di Padel, sono un allenatore. Lo sono stato in Serie A maschile (capitano di Nargiso, Starace e Petrazzuolo l’anno in cui perdemmo la semifinale al doppio di spareggio con il CIERREBI Bologna vincitore finale del titolo), in Serie B maschile con un’emozionantissima vittoria in casa ai Campionati Italiani e femminile perdendo nei quarti con Modena che vinse il titolo (ad un passo dalla Final Four), in serie C femminile e maschile. Negli ultimi anni ho fatto il capitano alle finali di Macroarea (Campionati Italiani Centro-Sud) per U10, U14, e U16 che ha disputato i Campionati Nazionali al Circolo. Perché ricordo questa mio ruolo? Per avvalorare il concetto che ho di Maestro-allenatore. Spesso un maestro è un ex-giocatore, che per amore del tennis e per il piacere di rimanere inserito in un determinato contesto, decide di dedicarsi all’allenamento di gruppi agonistici e/o di singoli allievi delle categorie giovanili. Questo settore ed in particolare modo quello delle fasce di età più bassa, è costituito da una vasta tipologia di ragazzi alcuni dei quali già dotati di buone doti fisiche e tecnico-tattiche accanto ad altri da poco avviati alla pratica sportiva. Nello sport giovanile si riconosce grande importanza all’area pedagogica che dovrebbe contribuire a sostenere lo sviluppo psico-fisico del giovane tennista, oltre che naturalmente indurlo a sviluppare autostima, consapevolezza e capacità di collaborare con gli altri. Sarà compito del “bravo” maestro promuovere queste influenze positive, in abbinamento all’allenamento specifico e tecnico, scegliendo le modalità di interazione con gli allievi che si ritengano più appropriate, individualmente e collettivamente. Bisogna essere preparati e convincenti, interessanti ed interessati ed infine autorevoli e non autoritari: occorre studiare, avere tantissima esperienza di gara, avere più di un piano tattico e varie strategie di gioco, conoscere i propri giocatori come tennisti e come persone per sostenerli al momento giusto con incoraggiamenti adatti in termini di contenuti e intensità; è necessario inoltre essere umile ma nel rigido rispetto dei ruoli, saper ascoltare, non mettersi in competizione con l’allievo, creare una squadra, mostrarsi vincenti. Per godere della stima e del rispetto incondizionato dell’allievo, il Maestro-allenatore deve seguire essenzialmente tre regole: dare un consiglio tecnico giusto (non su qual è l’errore ma cosa fare per correggerlo!) sul colpo “fondamentale” per lui più difficile da eseguire, una “dritta” tattica che cambi l’andamento di un match, ma soprattutto condividere emotivamente gioie e dispiaceri, far sentire il proprio affetto ed interesse ed esserne comunque orgoglioso, che diventi bravo o solo discreto, essere reperibile sempre e ovunque come un “porto sicuro”. ESSERE SEMPRE IL SUO MAESTRO.

Il maestro può rivestire anche i ruoli di educatore e leader del gruppo, ma deve saperli sapientemente integrare al fine di evitare di influenzare negativamente l’esperienza sportiva del ragazzo che in casi estremi potrebbe sentirsi demotivato fino all’abbandono dell’attività. Dovrà essere capace inoltre di infondere una giusta dose di stress, tale da incrementare l’agonismo evitando che l’allievo cada in stati ansiosi che gli precluderebbero il piacere del puro divertimento derivante dalla pratica sportiva. Spesso i giovani atleti non hanno piena fiducia e alta considerazione del proprio maestro nel caso in cui faccia prevalere maggiormente gli aspetti tecnici e di risultato su quelli ludici e ricreativi.

Per questi motivi alla figura del maestro moderno, dei settori giovanili in particolar modo, viene richiesta un’adeguata preparazione in strategie di tipo motivazionale, tale da trasformare in esperienza gratificante anche una prestazione di scarso valore, sdrammatizzandola e riconducendola al gioco e al divertimento, spostando il Focus sul desiderio di migliorare le competenze piuttosto che vincere punti a tutti i costi. Il maestro, essendo stato designato all’incarico direttamente dall’ Associazione Sportiva, riveste, o dovrebbe rivestire, il ruolo di leader istituzionale all’interno del circolo, ponendosi come guida e punto di riferimento per i propri ragazzi. Dovrebbe evitare di esercitare la propria leadership con autorità o paternalismo eccessivi e sarebbe auspicabile che condividesse la leadership di relazione anche con altri elementi dello staff, concedendo spazio a quanti lo richiedano e abbiano una spiccata tendenza a manifestare la loro personalità, finendo quindi per assumere il ruolo del leader dei leader. Tutto ciò contribuirà a consolidare lo spirito di gruppo e a favorire il raggiungimento di comuni obiettivi in un clima divertente, rilassato e collaborativo.

Riccardo Fortunati